Anche quest’anno
termina il Premio Luigi Di Rosa. Siamo arrivati alla terza edizione, con
qualche difficoltà, ma con grandi soddisfazioni, eppure ogni volta è triste
doversi salutare. Darsi appuntamento quasi tutte le sere dà, infatti, a me e ai
soci dell’associazione, la sensazione di diventare un po’ una grande famiglia.
Ritrovarci per discutere su questo tema, per ricordare un avvenimento che non
ha segnato solo Mariella e i suoi cari, ma tutta la nostra comunità, è dura, ma
ci infonde tanta forza e tanta speranza. Perché ricordare vuol dire, secondo
noi, capire. Capire cosa è successo, perché. Intervenire, in 5, 10, o in 100
persone che siano, significa diventare testimoni in prima persona. Significa
far rivivere, per una sera, con le
nostre parole, la nostra attenzione, la nostra presenza, Luigi e tutti i
ragazzi e le ragazze, gli uomini e le donne, a cui durante gli anni 70 sono
stati ingiustamente strappati i sogni. Per questo voglio ringraziare tutti
quelli che ci sono stati vicino, in ogni modo possibile. Dalle persone più
umili ai grandi politici, che ci hanno indistintamente resi orgogliosi della
loro presenza. Ma, soprattutto, voglio ringraziare dal profondo del cuore chi,
invece, non ci è mai stato. Perché la loro assenza è stata il nostro stimolo,
la spinta a non mollare. La loro mancanza ci ha ricordato, più di tanti lunghi
e inutili sermoni, che non si può avere Memoria solo quando fa comodo.
“Memoria” non è una parola da sfoggiare. E’ una vessillo di cui ci si deve fare
cavalieri e promotori.
Grazie a tutti, alla
prossima edizione!
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